Camastra, in origine Ramulia, piccolo comune della Provincia di Agrigento (dal Capoluogo dista 35 Km e da Palma Montechiaro solo 10 Km), posto a 340 mt sul livello del mare si estende per 16,28 Kmq su di una amena, ubertosa e verde pianura, circondata dai monti del Castellaccio, della Serra di Mulè, dal Mintina, dal Cignana e dal Baida. Il paese, ai primordi una fattoria, fu fondato da Giacomo Lucchesi Palli nel 1620; nel 1625 assunse, con diploma di re Filippo, il titolo di ducato ed illustre. Con l’aumento della popolazione la fattoria trasforma il suo aspetto in quello di vero e proprio paese appartenente a Val di Mazzara, alla Diocesi di Agrigento e alla Com’arca di Naro (il Comune dista da quest’ultimo solo 3 Km). Anima del paese fu, e rimase a lungo, la bella parrocchia dedicata al SS. Salvatore attorno al quale si andarono a realizzare le prime abitazioni. Gli incrementi maggiori della popolazione si ebbero tra il settecento e l’ottocento e, poi, dopo il primo conflitto mondiale. Tradizionalmente l’economia si basa sull’agricoltura; la coltivazione dell’uva Italia, i mandorleti, gli uliveti, gli alberi da frutto e i cereali. Camastra è meta di numerosi turisti in occasione della festa religiosa e civile organizzata in onore del Santo Patrono San Biagio che si celebra a scadenza annuale, nella seconda domenica di settembre; giorno nel quale si usa portare in processione il simulacro del Santo sopra un carro addobbato a festa e accompagnato dalla popolazione e dalle bande musicali. Il culto del Santo ha origini remote ed è legato ad alcuni episodi leggendari della sua vita. Non ultimo quello relativo all’episodio in cui il Santo salva un fanciullo traendogli dalla gola una spina di pesce; per questa ragione San Biagio è spesso invocato per i mal di gola. Camastra, incantevole per posizione e paesaggio, annovera resti archeologici e monumenti di interesse storico e artistico. Sull’altura del “Castellaccio di Camastra” sorgeva un’antica e misteriosa città che taluni studiosi identificano in Camico. Si possono, ancora osservare le mura ciclopiche, una parete intagliata nella viva roccia, i resti di una scala incavata nella pietra, i cunicoli che evidenziano un vasto ed ingegnoso sotterraneo. Nella città, e nei suoi dintorni, sono degni di nota il Castellaccio, probabilmente un castello dalla strana mescolanza architettonica di stili, le famose grotte di Ragamè, la necropoli che si estende nelle contrade di Rio, Balate e Fontana di Rose, la Chiesa Madre, fondata da Giacomo Lucchesi nel 1620, e la chiesetta di San Vincenzo, ad aula semplice e di modeste dimensioni. Un risveglio culturale ed urbanistico lo si è avuto dagli anni ’50 in poi, grazie anche e principalmente ininterrotta, quasi cinquantennale, sindacatura dell’On. Vincenzo Di Caro (si è insediato per la prima volta il 10 giugno 1952), uomo probo e intellettualmente arguto, già Vice Presidente della Regione Siciliana, più volte Deputato e Assessore Regionale ai Lavori Pubblici alla Sanità, ed al Turismo. Presidente della Commissione speciale del Piano per le acque Sicilia all’A.R.S., Presidente dell’Ente Sviluppo Agricolo. In questi decenni al Città si è arricchita di infrastrutture economiche, sociali e sportive all’avanguardia di elevato pregio e qualità, che fanno di Camastra un polo di attrazione turistica, non solo per la provincia di Agrigento ma per l’intero entroterra siciliano. La Piscina comunale, il Polisportivo, la villa comunale con la presenza d’alberi e piante appartenenti a svariate famiglie mono e dicotiledoni, la Caserma dei Carabinieri realizzata sui resti della vecchia stazione ferroviaria di particolare bellezza per stile architettonico circondata di un palmeto dove sono presenti giochi per bambini ed una statua di Padre Pio e non ultimo il Centro Culturale Polivalente, sono il fiore all’occhiello di una piccola località che si propone alla sfida del futuro con buone prospettive di affermazione.
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