Posto a 316m s.l.m., il Comune di Campobello di Licata è collocato nella parte più a sud della provincia di Agrigento e sorge sui rilievi spianati alla destra del fiume Salso, 64km a sud-est del capoluogo. La morfologia pianeggiante del sito favorisce la sua struttura a scacchiera molto regolare. Confina a nord-ovest con il territorio di Naro, a est con Ravanusa e a sud con Licata. Il collegamento con il capoluogo avviene per mezzo della strada statale 132 che collega Canicattì a Licata. La superficie territoriale è di 80,90 kmq, la popolazione è di 11.575 abitanti con una densità di 143,10 ab/kmq. Il territorio presenta una molteplicità di significativi paesaggi anche se predominano le caratteristiche collinari di modesta pendenza con cime che arrivano intorno ai 500m s.l.m. ed ampie spianate. La superficie agricola, nelle zone collinari, viene coltivata ad uliveti, vigneti e frutteti, anche se alcune zone sono lasciate incolte o utilizzate per il pascolo degli animali. Il terreno è di tipo alluvionale attuale o recente e fondi palustri e lacustri caratterizzati pedologicamente da suoli bruni, liscivati e regosuoli. Resti archeologici di età preistorica in contrada Crocefisso e nei Cozzi Ciccobriglio, Manicalunga e Jacopo Filippo testimoniano un’antica presenza insediativa. Il centro urbano, soprannominato fin dall’origine “di Licata”, poiché ricadeva nella giurisdizione di tale città, era un centro già conosciuto per la fertilità delle sue terre, da cui deriva la sua denominazione di “Campo-bello”. Fu assoggettato, sotto Federico III, a Simone De Matteo, nel 1408 a Sancio Dexeo e nel 1430 a Marino de Matina e ad altri della propria famiglia. Agli inizi del secolo XVII passò nei possedimenti di Matteo Trigona e dei suoi successori fra i quali Giovanna Trigona, che sposò Vincenzo Raimondello Sammartino, nobile catanese che ebbe come figli Raimondo e Giovanni Sammartino, i quali iniziarono nella seconda metà del secolo XVII una trasformazione del centro, che proseguì anche con Giovanni Maria, nominato Duca di Montalbano, che elevò opere pubbliche e rese elegante la città. L’impianto urbano del centro storico, prevalentemente seicentesco, si presenta a scacchiera regolare, con espansioni sette-ottocentesche. I principali monumenti sono: la chiesa Madre, nel centro del paese, fondata nel 1681 e ampliata nel secolo XVIII; decorosi palazzetti del XVIII secolo situati in via Umberto I°; una fontana poligonale al centro della piazza A. Moro; la chiesa dell’Addolorata, del secolo XVIII, ubicata in fondo alla via Umberto I. Dal 1980 si è avviata una consistente ristrutturazione del centro abitato e sono stati realizzati servizi e infrastrutture pubbliche che hanno anche valenza intercomunale, nonché significativi interventi di arredo e scenografia urbani prevalentemente caratterizzati dalle opere artistiche di Silvio Di Benedetto (murales, sculture, il Parco della Divina Commedia, che con le superfici affrescate delle varie decine di massi, costituisce unica opera al mondo nel suo genere rappresentativo dell’opera Dantesca).
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