Racalmuto, dista 27 km da Agrigento, si sviluppa, a 445 metri s.l.m., su un altopiano che confina a nord con la provincia di Caltanissetta, a est con Canicattì, a sud-est con Castrofilippo, a sud-ovest con Favara e ad ovest con Grotte. Si estende complessivamente per una superficie di 68,31 kmq e conta una popolazione di 10.071 abitanti per una densità territoriale di 147,40 ab/kmq. Il collegamento con il capoluogo avviene per mezzo della strada provinciale Canicattì-Aragona. Il territorio per una parte è caratterizzato dalla presenza di una catena montuosa con cime che vanno sino ai 500 metri e per il resto ha caratteristiche collinari con modeste pendenze ed ampie spianate. La struttura territoriale è composta da calcare solfifero, pedologicamente caratterizzata da suoli bruni, suoli bruni liscivati e regosuoli. Colture prevalenti sono i vigneti, uliveti e frutteti con presenza di agrumi e prodotti orticoli. Patria del pittore Pietro D’Asaro e dello scrittore Leonardo Sciascia, il suo nome trae origine dall’araba Rahalmut (casale distrutto), le cui probabili tracce sono ancora riscontrabili, a circa 1 km dal paese, nel piccolo insediamento arabo in località Casalvecchio. Il borgo feudale si andò formando intorno al Castello costruito da Federico Chiaramonte nel secolo XIV. La baronia di Racalmuto da Costanza Chiaramonte passò per matrimonio alla famiglia Del Carretto che la tenne fino al XVIII secolo. Nel 1576 Girolamo Del Carretto ebbe il titolo di primo conte di Racalmuto. Nel trecento fu colpito dalla peste e, nel ripopolarsi, si spostò di circa un chilometro dalla sua originaria ubicazione. L’attuale centro sorge attorno al castello dei Chiaramonte nel XIV secolo. Il centro storico si caratterizza per il suo impianto tardo-medioevale, con strade tortuose e ramificate, che si svolgono su schema radiocentrico. Le addizioni dei secoli successivi sono ancora riscontrabili nel tessuto urbano, dove sono fortemente evidenti le tracce del forte processo di popolamento, avvenuto nel XIX secolo, dovuto allo sviluppo dell’industria mineraria che ebbe in questo piccolo centro esempi qualificati di rinnovamento urbano ed architettonico soprattutto con il governo del Matrona. Le recenti espansioni nelle aree di frangia non hanno compromesso le qualità del centro storico dove sono riscontrabili significative presenze architettoniche quali il massiccio castello dei Chiaramonte del XIV secolo: una forte massa poligonale interrotta da due torrioni cilindrici che nel loro insieme dominano il vecchio borgo medioevale. Altri importanti monumenti sono la chiesa Madre, dedicata a Maria Santissima Annunziata, ricca di stucchi e di dipinti di Pietro D’asaro; la chiesa di S. Giuseppe del ‘600; il Palazzo del Municipio, che occupa i locali dell’ex monastero di S. Chiara e nel quale si trova un sarcofago romano del IV secolo a.C. raffigurante il Ratto di Proserpina; il teatro comunale Regina Margherita, progettato nel 1879 da Dionisio Sciascia. Accanto al Municipio, una lunga e suggestiva scalinata porta al Santuario di S. Maria del Monte, dove è conservata una statua marmorea della Madonna della scuola dei Gagini (1503). Il centro storico conserva attualmente invariate le funzioni abitative e le attività civili e commerciali, nonostante il calo della produttività nei settori d’impiego prevalenti.
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