Raffadali, la città dei Montaperto, fondata nel periodo arabo (rahal-afdal = villaggio eccellentissimo), la città di Raffadali sorge su un territorio che presenta testimonianze preistoriche di estremo interesse al centro di un territorio intensamente popolato sin dalla notte dei tempi: lo confermano le numerose e differenti testimonianze archeologiche dislocate intorno al paese che attestano la presenza di una comunità all'inizio dell'età neolitica (4.000 a.C.).
Per molto tempo, vari studiosi hanno ritenuto che in questo territorio sia sorta anche Erbesso, mitico granaio dei romani. Il territorio raffadalese venne occupato dai saraceni tra l'839 e l'841 e conobbe, durante il lungo periodo della loro dominazione, una grande floridezza economica e commerciale. Dopo due secoli e mezzo di dominazioni musulmane, Raffadali passò sotto il controllo dei nuovi conquistatori normanni. Il 7 ottobre 1095 avviene la concessione feudale di Raffadali a Giorlando Montaperto. Nel 1245, regnante Federico II di Svevia, furono espulsi gli ultimi saraceni, e i cristiani che rimasero fondarono l'odierna cittadina nella contrada Rahalfadali e sul luogo stesso dove, tre secoli prima, era sorto l'antico casale arabo. Il nome si modificò, in questo periodo, in quello di Raffadali. Per secoli il feudo è rimasto legato al nome della potente famiglia dei Montaperto. Sarà Pietro Montaperto ad ottenere da Re Ferdinando, il 27 marzo 1507, lo "jus populandi", vale a dire la licenza di popolare il territorio. In tal modo viene dato impulso all'attività costruttiva e il paese si espande. Nel 1650 per concessione regia, divenne un principato. In quell'anno, infatti, Nicolò Giuseppe Montaperto venne insignito del titolo da Filippo IV. Nel secolo XVI vengono costruiti la Chiesa Madre, il Castello dei Montaperto, la Chiesa di Sant'Antonino Abate e, nel XVIII secolo, la Chiesa di San Giuseppe. Ultimo signore di Raffadali fu Salvatore Montaperto Valguarnera. Il paese si trova a 410 metri sul livello del mare, conta quasi 13.000 abitanti.
La fertile campagna che circonda il paese, produce gustose mandorle, da cui si è sviluppata una rinomata pasticcieria e fave, utilizzate nella preparazione del “maccu”: pietanza che è divenuta una delle più tipiche e rinomate della gastronomia siciliana, comunque il fiore all'occhiello è la coltivazione del "Pistacchio di Raffadali", materia prima che i valenti artigiani locali trasformano in innumerevoli delizie gastronomiche uniche nesuo genere.
Cosa vedere:
- Il Castello arabo sul Monte Guastanello;
- Il sarcofago romanoall'interno della Chiesa Madre con raffigurato il Ratto di Proserpina;
- Biblioteca comunale (reperti archeologici)
- La Necropoli (cozzo Busonè, c.da Terravecchia, c.da Grotticelle)
Cosa gustare:
- Le specialità uniche nel ricchissimo panorama dolciario siciliano a base di "Pistacchio di Raffadali", ricci, colombine, gelato, panettone e anche specialità salate;
- Specialità dolciarie tipiche del luogo a base di mandorla;
- Prodotti da forno, fra tutti, li 'Mmiscati e li cudduruna (schiacciate di pane farcite con bietola, patate, cipolla, olive nere, formaggio e pomodoro);
- Il "maccu" (purea di fave secche);
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