"Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sol... Lo sguardo spazia sul grande clivo della città antica, tutto giardini e vigneti... verso l'estremità meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone"
(Wolfgang Goethe)
Valle dei Templi
Agrigento greca - Akragas, la città più bella dei mortali - Pindaro
Il periodo greco ad Agrigento. La storia di Akragas. Apoikia e polis
“Te invoco, città di Persefone, città la più bella tra quante albergo sono di uomini, o amica del fasto che presso Acragante ferace di greggi, ti levi su clivo turrito…”
La nascita dell’apoikia akragantina conclude il vasto movimento migratorio dalla Grecia verso occidente, iniziatosi nell’VIII sec.a.C con l’arrivo dei coloni eubei a Naxos. Secondo la tradizione storiografica la città fu fondata, intorno al 582 a.C., da un gruppo di coloni geloi (a cui si erano uniti coloni provenienti dalla metropolis Rodi), guidati dagli ecisti Aristinoo e Pistilo. La scelta del luogo, lungo l’antica rotta micenea verso il Nord Africa e l’occidente, fu determinata, probabilmente, dal desiderio dei Rodii e Cretesi di non essere esclusi dai traffici mercantili in questa zona del Mediterraneo. Ma, anche, dalla loro conoscenza del territorio agrigentino, frutto di precedenti frequentazioni di cui sono testimonianza le vicende della saga di Dedalo e Minosse in Sicilia e i recenti ritrovamenti archeologici. La scelta del momento storico, invece, appare dettata dal tentativo di contrastare l’espansione verso oriente dei Megaresi di Selinunte. La felice posizione geografica, la fertilità dell’entroterra che consentiva di produrre in abbondanza cereali, vino, olio d’olivo e la natura collinare del territorio che permetteva la pastorizia e l’allevamento dei cavalli favorirono lo straordinario sviluppo e la crescita economica della polis akragantina. In meno di due secoli dalla fondazione, Akragas divenne una delle città più popolate del mondo greco e uno dei centri propulsori della cultura ellenica nel Mediterraneo. La storia di Agrigento greca è fuori dall’ordinario: Come, giustamente, ha osservato Lorenzo Braccesi, la città “brucia velocemente esperienze, vicende e modelli che “altrove si elaborano e si sviluppano nel corso di più generazioni”. Ecco i principali avvenimenti che si susseguono dalla fondazione fino al saccheggio cartaginese nel 406 a.C. •la tirannide di Falaride, (dal 571 al 556 a.C)- celebre per la sua crudeltà e per il toro di bronzo, che gli serviva a torturare i suoi nemici- ricordato da Dante nella Commedia, artefice di una politica espansionistica nei confronti dele popolazioni sicane dell’entroterra e della stessa metropoli Gela; •la tirannide di Terone (488- 472 a.C.)- discendente dall’illustre famiglia degli Emmenidi e due volte vincitore col carro ad Olimpia- che, nel segno di una continuità con la politica espansionistica di Falaride, porta i confini della polis fino alle coste tirreniche della Sicilia con la presa di Imera nel 480 e la vittoria contro l’armata cartaginese di Amilcare; con lui inizia il periodo di potenza della città e vengono avviate le grandi opere pubbliche. • il regime democratico (471- 406 a.C.) del tempo di Empedocle, ingegno aristocratico ma spirito democratico che rifiutò il posto di tiranno offertogli dai suoi concittadini. E’ il periodo della eudaimonia o prosperità economica, assicurata dai rapporti con Cartagine, in cui vissero Gellia, Esseneto e Antistene. • il periodo della decadenza verso la fine del V sec., segnato dalla rivalità con Siracusa, che culminò nel 406 a.C. con la presa della città ad opera dei Cartaginesi, guidati da Annibale, dopo un assedio di 8 mesi. Gli abitanti si rifugiarono a Gela e, dopo la caduta di questa, a Leontinoi. In seguito al trattato firmato tra i Cartaginesi e Dionigi di Siracusa, Agragas e Gela tornarono ad essere abitate ma non fortificate ed erano tributarie di Cartagine. La vittoria del condottiero corinzio Timoleonte sui Cartaginesi al Crimiso, nel 339, riportò le città siceliote sotto l’influenza siracusana e segnò un periodo di rinascita e sviluppo per la cultura ellenica in Sicilia. Akragas fu rifondata con nuovi coloni provenienti da Velia guidati dagli ecisti Megillo e Feristo. Il periodo di pace non durò a lungo: alla presa del potere di Agatocle a Siracusa (311 a.C.). Agrigento riprese la sua politica antisiracusana e, approfittando dell’assenza del tiranno impegnato nella sua campagna militare in Nord Africa, fondò una lega di città greche che venne due volte sconfitta dai Siracusani. Cadde poi nelle mani di Finzia, la cui tirannide durata 10 anni dal 289 al 270 a.C. fu caratterizzata dalla distruzione della madrepatria Gela ad opera dei Mamertini. Gli abitanti furono trasportati da Finzia in una nuova città, presso l’odierna Licata, chiamata Finziade in onore del tiranno. Dopo Finzia, Agrigento si schierò con Pirro, re dell’Epiro e, durante la prima guerra punica (264), con i Cartaginesi. Fu contesa da Cartaginesi e Romani fino alla caduta definitiva ad opera del console Levino nel 210 a.C.
Il Giardino della Kolymbethra
Il Giardino della Kolymbethra è un raro gioiello archeologico e agricolo, un luogo straordinario che racchiude i colori, i sapori e i profumi della terra di Sicilia e racconta, con i suoi reperti e i suoi ipogei, scavati 2500 anni fa, la storia dell’antica Akragas. Affidato in concessione al FAI dalla Regione Autonoma della Sicilia, nel 1999 Ad Agrigento la Kolymbethra è un angolo ombroso di paradiso dove olivi secolari prosperano generosi e dove gli agrumi inondano la Valle dei Templi coi loro profumi. Angolo di terra promessa e giardino per eccellenza dove la natura si fonde con la storia, questa piccola valle è parte significativa di Akragas, la città fondata dai Greci nel VI secolo a.C. Diodoro Siculo narra che nel 480 a.C. il tiranno Terone, per approvvigionare d’acqua la città fece progettare una rete di gallerie che si concludeva ai piedi dell’urbe in una grande vasca detta Kolymbethra “del perimetro di sette stadui”, presto adattata a vivaio di pesci e frequentata da cigni e volatili, ma soprattutto capace di trasformare l’arida terra siciliana in un giardino fiorente di piante mediterranee. Questo vero “luogo di delizia” nei secoli successivi passò alla Chiesa che introdusse gli agrumi, mentre il periodo di massimo splendore lo vide a cavallo tra XIX e XX secolo, quando divenne una delle mete imprescindibili del Grand Tour. Negli ultimi decenni del Novecento, a causa della scomparsa dei vecchi contadini, la Kolymbethra cadde in abbandono sino all’intervento del FAI che la riportò al suo antico splendore. Ora il Giardino è il degno completamento alle emozioni del vicino Parco Archeologico, una totale delizia per i cinque sensi: dal profumo delle zagare al sapore delle mandorle, dall’argento degli ulivi all’umido della terra, al lieve rumore di sottofondo dell’acqua che scorre costante. Da non perdere i nuovi percorsi di visita degli ipogei, molto interessanti dal punto di vista archeologico, speleologico e naturalistico.
Fonte www.fondoambiente.it
La storia
L’antica città di Akragas (Ἀκράγας) immersa in un paesaggio agricolo di straordinaria bellezza dove primeggiano ulivi centenari e mandorli fu una delle più importanti colonie greche di Sicilia, fondata nel 581 a.C. da coloni provenienti da Gela, originari delle isole di Creta e Rodi. L’altopiano che ben si prestava alla costruzione della cittadina era naturalmente protetto a Nord dalla Rupe Atenea e dal Colle di Girgenti e a Sud dalla lunga Collina dei Templi, delimitata ai lati dal fiume Akgras e Hypsas. Nel V secolo a.C. Akragas visse una fase di espansione militare, particolarmente rilevante al tempo del tiranno Terone (488-473 a.C.) e della vittoria sui Cartaginesi. In questo periodo sono eretti i grandi templi che testimoniano l’importanza e la prosperità della città. Nel 406 a.C. l’assedio di Agrigento da parte dei Cartaginesi, durato più di otto mesi, pone fine al periodo di splendore della città avviando una lunga fase di decadenza. Dal 262 a.C. Akragas viene assoggettata al dominio romano che per secoli ne farà un importante centro nell’area siciliana. A partire dal VII secolo d.C. la città si trovò ad affrontare una nuova fase di declino, un periodo di progressivo impoverimento e il conseguente calo demografico ridussero il centro urbano alla sola area della collina dell’acropoli, la popolazione dopo più di un millennio abbandonò l’area urbana e la zona dei templi.
Valle dei Templi cosa vedere
Nella Valle dei Templi di Agrigento è possibile ammirare i resti di molti templi dorici, alcuni dei quali caratterizzati da uno stato di conservazione eccellente, tre santuari, una grande concentrazione di necropoli, fortificazioni, opere idrauliche e parte di un quartiere ellenistico romano costruito su piana greca. Sono inoltre visitabili due Agorà, un Olympeion e un Bouleuterion (sala del consiglio). Nel 2016 inoltre sono stati rinvenuti anche i resti di un teatro greco. È possibile ammirare inoltre la Tomba di Terone, il tiranno che diede particolare impulso alla città, un imponente monumento di tufo a forma di piramidale. Tra i templi monumentali il Tempio della Concordia, costruito nel V secolo e con ogni probabilità quello meglio conservato, anche grazie alla circostanza che dal VI secolo d.C. lo vide trasformato in tempio cristiano. Non meno importanti e altrettanto suggestivi sono il Tempio di Hera Lacinia o di Giunone, il Tempio di Eracle o tempio di Ercole, il Tempio di Zeus Olimpio, edificato dopo la vittoria di Himera sui Cartaginesi (480-479) il Tempio dei Dioscuri o tempio di Castore e Polluce, il Tempio di Efesto, il Tempio di Atena, il Tempio di Asclepio, il Tempio di Demetra e il Tempio di Iside situato nel complesso museale di San Nicola. Camminando in questo luogo davvero molto suggestivo potrete osservare la magnificenza dell’antica civiltà greca, in un contesto naturale mozzafiato che in particolar modo poco prima del crepuscolo serale, quando la luce infuocata filtra fra le colonne dei templi, crea atmosfere uniche e assume connotati mistici, sognanti. È un luogo dove camminare lentamente, apprezzando il silenzio e la vastità dello spazio.
Consigliamo inoltre una visita anche il Museo Archeologico Regionale "P.Griffo" nella Contrada San Nicola, che espone 5688 reperti a illustrare la storia del territorio agrigentino dalla preistoria e fino alla conclusione dell’età greco-romana.
Fonte www.sitiarcheologiciditalia.it
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